La ruota dei nascosti (5)

(Continua da qui)

Al battesimo non manca nessuno. La famiglia è al completo, sebbene anche i bambini abbiano capito che il nuovo fratellino non durerà a lungo. Quand’è nato, ieri sera, la levatrice comunale l’ha subito battezzato, prima che fosse troppo tardi. Oggi sono tutti qui per dargli almeno il benvenuto, per consentirgli di lasciare questa terra in grazia di Dio.
        Ai primi dolori la signora Teresa, già madre di quattro figli, ha subito riconosciuto le doglie, sebbene non fosse ancora tempo; ed ha ordinato al marito di chiamare in fretta la levatrice, ché la creatura aveva deciso di venire al mondo con due mesi di anticipo. Lo sapeva che il suo bambino non ce l’avrebbe fatta; lo sapeva ed ha continuato a pensarlo mentre cercava di darlo alla luce. Nascere di sette mesi a fine Ottocento è come nascere già morti.
        Oggi in chiesa non c’è la stessa gioia dell’ultima volta. Anche la famiglia dell’altra bambina – bella, paffuta, rosea – cerca di contenersi per rispetto verso i Biassoni e la loro creatura sfortunata. Quand’è il momento, dopo l’omelia con le parole di conforto di don Leopoldo, è la sorella del battezzato a farsi avanti, a precedere i genitori al fonte battesimale. La giovane Rachele, che porta il nome di quella zia scomparsa troppo presto, rappresenta la vita per questa famiglia. Non sa che tra poco le troveranno un marito, un bravo ragazzo dei Castoldi, e dovrà lasciare la casa paterna. La sua memoria si perderà in fretta e sarò io, un secolo dopo, a ritrovarla tra gli archivi. Ora tiene in braccio il fratellino e lo bacia sulla fronte prima che il rito abbia inizio.
         – Che nome avete scelto?
Chiede don Leopoldo al signor Giuseppe.
         – Carlo.
        – Come il nostro San Carlo Borromeo. Se permettete, però, vorrei aggiungere a questo angioletto un altro nome. Ieri, quand’è arrivato tra noi, era sant’Irene, martire del Portogallo. Irene significa “pace” e vorrei augurare al vostro bambino di trovare pace tra le braccia del Padre.
         – Don Leopoldo… va bene. Al va ben anca par ti?
Chiede il marito alla signora Teresa. La moglie alza lo sguardo e fa cenno di sì con la testa.
         Il sacerdote sorride e prende il bambino dalle braccia della madrina; delicatamente, tenendo una mano sotto la piccola testa, lo sporge sulla vasca colma dell’acqua santa:
         – Carolus Ireneus, ego te baptizo in nomine Patris, Filii et Spiritus Sancti.
         Il pianto del piccolo Carlo Ireneo risuona tra le ampie navate della basilica.

Dal registro dei battesimi del 1884.

Dal registro dei battesimi del 1884.

È il 23 ottobre. Sono passati solo due giorni e il piccolo Carlo Ireneo non c’è già più. La signora Teresa, sfinita dal travaglio e dagli avvenimenti, vorrebbe riposare, ma le parole di don Leopoldo fuori dalla chiesa le girano continuamente nella testa: «Pensate alla predica di domenica. Ricordatevi di quelle creature sfortunate che non hanno i genitori. Pensate anche alla vostra condizione: siete contadini, campagnoli. Avete quattro figli e la Rachele da sposare». Così decide e chiama il marito:
         – Pepin…
         – ’Sa gh’è?
         – Ven chi. A ghò da parlatt…

Due settimane dopo i coniugi Biassoni sono nell’ambulatorio del dottor Ballerio, il medico condotto. La visita è breve, giusto il tempo di un controllo ai punti e di due parole di raccomandazione.
         – State attenta in viaggio: avete appena partorito e non siete più molto giovane.
         – Sì, dottore.
         – Avete fatto bene ad ascoltare don Leopoldo. Il latte è prezioso, non va sprecato.
         – Sa… siamo contadini –, interviene il Giuseppe – se la Teresa ricava qualcosa come balia è un grande aiuto per noi.
         – Sicur –, conferma il dottore mentre chiude il certificato nella busta – Con questo potete andare a Milano tranquilli, ché vi daranno il neonato senza troppe domande.
         – Grazie, dottore.
         – Grazie – aggiunge la Teresa quasi sorridendo.
         I futuri “allevatori” escono e la porta si chiude dietro di loro.
         È l’11 novembre: nessuno sa che proprio domani si aprirà un’altra porta, più grande: quella della sala parto in S. Caterina alla Ruota (continua…).

12 thoughts on “La ruota dei nascosti (5)

    • Tranquilla. E’ che questa storia è un po’ lunghetta e suddividerla in brevi puntate mi è sembrato il modo migliore per proporla sul blog.
      Tra poco dovrò dare una “risposta” a quei numeri tutti uguali…
      Buona giornata 🙂

  1. Fa davvero sognare… nel senso che anch’io quando vedo qualcosa di antico, una foto o altro, mi immagino i protagonisti e come potessero vivere… brava, brava!!!
    Ps ieri era proprio Santa Caterina alla ruota, sapevi che la ruota era stato il suo strumento di tortura che però si è spezzato? donne martoriate…
    Buona giornata!

    • Davvero? Non mi ero mica accorta…
      Sapevo del martirio ma non che la ruota si fosse spezzata. Per altro è la stessa ruota della Pia Casa, che non ha nulla a che vedere con la famosa ruota degli esposti (che a Milano si chiamava torno).
      Buona giornata a te 🙂

      • ecco cosa avevo letto ieri: “Appena quel corpo verginale fu a contatto con lo strumento del suo martirio, questo si spezzò fragorosamente, producendo gran panico fra i carnefici. Non si piegò l’animo di Massimino, e comandò che la Santa fosse immediatamente condotta fuori della città e le fosse reciso il capo.

        Giunta al luogo del martirio, le furono bendati gli occhi ed il carnefice con un colpo staccò il capo di Caterina, ma da quella ferita sgorgò abbondante latte, ultima testimonianza della sua innocenza. ”

        …che comunque mi sembra una fine allucinante…
        e meno male che ieri era la giornata contro la violenza alle donne.
        Ciao.. aspetto la prossima puntata!

  2. Pingback: La ruota dei nascosti (6) | tiptoe to my room

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