“Buono ma fuggitivo” sta scritto su un foglietto attaccato con una molletta per i panni alla sua gabbia. Non è una reggia e anche se lo fosse poco cambierebbe: a chi piace stare chiuso in gabbia? Tuttavia è piuttosto alta, e larga abbastanza da contenere due cucce, una morbida e una rigida, la lettiera per i bisogni e tre ciotole allineate: per l’acqua, l’umido e il secco. Intorno varie gabbie simili ospitano gli altri neoarrivati.
Pangu guarda fuori dalla finestra e ha l’aria triste. Non volevo fargli questo, ma quando l’ho visto arrivare per l’ennesima volta ricoperto di graffi e di croste non ce l’ho fatta più: gli ho messo la pappa nel trasportino e lui, in buona fede, è entrato. Ho aspettato che finisse di mangiare prima di chiudere, poi l’ho preso e siamo andati dal veterinario, dove già ci attendevano.
L’hanno operato il giorno seguente e l’hanno poi tenuto in osservazione una notte. Venerdì mattina siamo tornati a prenderlo già consapevoli di tutto. L’operazione era andata bene, ma i test hanno dato esito positivo alla FIV e così non possiamo tenerlo. Non volevamo però lasciarlo lì, in attesa di una sistemazione “in stallo” per poi trovarne un’altra definitiva e così l’abbiamo riportato a casa. Abbiamo dovuto isolarlo per non farlo entrare in contatto con Spiro, Filli e Amarilli e così l’abbiamo sistemato nel locale più grande della cantina. Lui è andato subito a nascondersi e l’abbiamo lasciato tranquillo per un po’. Quando siamo scesi, abbiamo visto che aveva mangiato e usato la lettiera come un gatto ben educato, cosa che ci ha confermato ciò che da sempre sospettavamo: Pangu un padrone un tempo ce l’aveva, ma chissà poi cosa è successo…
Se ne stava rannicchiato in cima all’armadio. Si lasciava coccolare come mai aveva fatto e, quando si è sentito più sicuro, è sceso e si è accomodato sulla poltrona.
Per due giorni è stato nostro ospite in cantina. È stato bene, ha sempre mangiato e ha fatto addirittura “la pasta” su un cagnolino di peluche… ma a volte lo trovavo che piangeva, che cercava una via di fuga.
Domenica mattina, a malincuore, eravamo pronti per un nuovo viaggio. Pangu ha bisogno di una casa, di una famiglia senza gatti o con gatti FIV+ che gli dia tantissimo amore. Al “Cat Village” di Lonate Pozzolo hanno accettato questa missione e ora Pangu è un nuovo ospite.
Stamattina siamo andati a trovarlo. Era nella stessa gabbia dove l’hanno collocato settimana scorsa. Ce l’hanno lasciata aprire chiudendo tutto intorno e il fuggitivo ha subito cercato di evadere. Quando mi sono avvicinata, ha detto “miao” e forse si è illuso che lo portassimo via. Marco dice che sta bene e infatti il pelo è già più morbido e molte croste non ci sono più, ma ha lo sguardo triste e un solo desiderio: la libertà.
Il “Cat Village” è un bel posto. È una grande casa che gatti e volontari dividono con gli Alpini e ha un bel parco intorno. A seconda che i gatti siano sani o malati, selvatici o no, ci sono diverse sistemazioni. Per i FIV+ c’è un recinto apposta, una specie di piccolo appartamento con giardino riservato, ma prima di essere sistemato lì Pangu deve finire gli esami clinici. E poi è un gatto remissivo e potrebbe rischiare di essere nuovamente preso a botte come è stato in questi mesi di vita randagia. Temo che potrà uscire dalla gabbia solo quando gli avremo finalmente trovato una famiglia. Avevo immaginato, prima di sapere che fosse malato, di riportarlo a casa e di continuare a dargli da mangiare: era un gatto libero e avrebbe deciso lui se entrare in casa oppure no.
Prima di andare l’abbiamo rimesso dentro. Si è seduto subito all’angolo che sta più vicino alla finestra, a guardare oltre le sbarre…
Mi dispiace averti fatto questo, bel gattone tutto bianco… Quando troverai una casa e una famiglia che si prenderà cura di te con tanto amore, forse capirai…
PS: chi non conosce le storie di Pangu può trovarle qui e qui.