Qualche giorno fa, nelle mie peregrinazioni cimiteriali alla ricerca di personaggi per le storie di famiglia, mi sono imbattuta nella classica zia suora. Non è la sola tra i miei ascendenti, ce ne sono state almeno altre tre, due delle quali sue sorelle (e infatti riposano in pace aeterna ac perpetua proprio accanto a lei). Questa zia suora è però l’unica alla quale non ero ancora riuscita a dare un nome, l’unica di cui tutto sapevamo (provenienza, spostamenti, aspetto, atti, pensieri parole opere omissioni…) tranne il nome. Quando l’ho letto sulla lapide, credo di averne intuito anche il motivo…
Non si tratta infatti di un nome qualunque, facilmente ricordabile, magari già sentito o già letto sulla faccia di qualche conoscente. Qualcuno obietterà che spesso sono proprio le particolarità a trovare maggiore spazio tra le pieghe della memoria, voglio dire: con tutte le zie Marie o Giuseppine o Terese di questo mondo, che magari si confondono e si somigliano pure, come si fa a non ricordarsi della zia Batilde?
Suor Batilde Galli, apparsa in spoglie mortali nel 1889 e passata a miglior vita nel 1978 (giusto in tempo per non riuscire neanche a salutarmi e a darmi il benvenuto su questa umana terra), era una delle sorelle dello zio Luciano, altro personaggio degno di nota anche solo per la posa con il fucile in spalla ed un fagiano in mano, che mostra sorridente a tutti i passanti intorno alla sua tomba… Questa sorella dello zio prese i voti – per vocazione o per povertà o ancora perché era un po’ la moda dell’epoca in famiglia – in quel di Pavia e come tutte le religiose girò per l’Italia, ovunque accogliendo, oltre i derelitti, i fortunati nipotini che la domenica venivano portati in gita a trovare la zia suora.
Suor Batilde al secolo non era Batilde e – neanche a dirlo – nessuno si ricorda il suo nome originale, tranne mia nonna, che però funziona a intermittenza e a volte mi dice che la zia Batilde si chiamava Natalina, mentre altre volte la confonde con le due o tre sorelle canossiane o addirittura con suor Olimpia, che non c’entra niente. In ogni caso io il nome Batilde non l’avevo mai sentito e così mi sono incuriosita…
Che fosse di origine germanica come tutti i nomi terminanti in “-ilde” era intuibile, il significato invece mi ha sorpresa, trattandosi del nome di una suora. Composto da batu (lotta) e hild (battaglia) Batilde significa “battaglia” o “la battagliera”. Chissà se questo nome forte ed ardito sia stato scelto dalla zia in persona o le sia invece stato consegnato dalla congregazione religiosa. Quanto a possibili Batildi ispiratrici del nome, a parte l’harrypottiana Bathilda Bath – che dubito abbia ispirato la fantasia delle suore e non solo per motivi cronologici – ho scovato ben tre principesse ed una regina, e fu quest’ultima che, con le sue opere misericordiose, meritò il titolo di santa e l’onore di dare il proprio nome alla zia.
Nata intorno al 626 in terra anglosassone, la giovane Batilde fu catturata dai pirati e venduta come schiava in Francia, dove, una volta affrancata, sposò Clodoveo II dei Merovingi detto “il fannullone”, divenendo regina di Neustria e Borgogna. Ebbe tre figli ed alla morte del marito prese in mano le sorti del regno, dimostrandosi donna capace di governo oltre che di ideali nobili e pii. La Vita Sanctae Bathildis compilata da una monaca dell’abbazia di Chelles racconta di una donna bellissima, intelligente e sensibile alle necessità altrui, che anche da regina rimase umile e modesta, dedicandosi alle opere di carità. Batilde lottò con vigore contro la simonia, vietò il commercio di schiavi cristiani e ne riscattò molti a proprie spese, soprattutto bambini. In contrasto con la tradizione agiografica le cronache dell’epoca narrano di una donna spietata, in perenne conflitto con i vescovi, alcuni dei quali fece addirittura assassinare! Divenuto maggiorenne il figlio primogenito, Batilde si ritirò nell’abbazia di Chelles, dove, nel 680, finì la sua vita dedicandosi alla cura dei malati. Il calendario dei santi la ricorda il 26 gennaio.
Di questa storia non posso immaginare cosa sapessero o ricordassero le suore, che magari avevano semplicemente scelto il nome di una santa. Quello che invece vorrei sapere è cos’abbiano pensato nell’aldilà quando nel 1999, nell’aldiqua, venne rinvenuto il sigillo della regina. Il sigillo infatti, oltre che prezioso, è un po’ “particolare”… Sulla faccia ufficiale campeggiano il volto di Batilde ed il suo nome, mentre l’altra, quella privata, raffigura la donna ed il marito Clodoveo nudi e impegnati in un rapporto intimo sotto l’emblema della croce. Chissà se la zia, nel vedere la santa che le ha lasciato il nome in quelle “vesti” fin troppo umane, ne sarà rimasta in qualche modo colpita o del tutto indifferente, o se, invece, si sarà fatta una sana ed allegra risata!
Famiglia originale la tua! Io posso contribuire con uno zio Alerame e uno zio Talise 🙂
Mi arrendo. Come ho scritto alla Miss, con Alerame e Talise non posso competere!!
Buon sabato sera 🙂
Per la verità il primo era lo zio del primo marito e il secondo lo zio del secondo 😉 nella mia famiglia di origine non siamo così eccentrici 🙂
Per curiosità… ma questi mariti sono entrambi emiliani? Nomi del genere se ne sentono solo in Emilia!!
No, Alerame era uno zio veneto, mentre Tàlise era originario del bresciano e così i mariti, entrambi milanesi per nascita. 🙂
Beh, al di là dei confini la zona geografica è più o meno quella. Il nonno del mio compagno (emiliano) si chiamava Emore, altro nome che (almeno io) non ho mai sentito.
Però, non male Batilde! Io per parte mia vanto in famiglia una nonna Egle e una bisnonna Artemisia. Tiptoe, io, te e Viv potremmo fondare un club 🙂
Artemisia… che meraviglia!! Però con Stravagaria non c’è storia: Alerame e Talise! Da dove saltano fuori?!
Buona serata 🙂
Alerame e Talise non li batte nessuno 🙂
…dovresti fare la storica, o la reporter, o l’investigatrice privata, la giornalista… bellissimo!
Mamma mia, quanta roba! Troppa!! 🙂
Bbella storia, sia quella della suora che della santa. Il sigillo poi lascia perplessi. Mi piacciono sempre i tuoi racconti. Quante cose si scoprono indagando in famiglia
Il sigillo mi ha fornito una buona e imprevedibile chiusura per il racconto. Comunque basta incuriosirsi un po’ e si trovano un sacco di storie. Oggi pomeriggio sono scesa nella cantina dei miei suoceri ed ho trovato materiale per almeno una decina di post!!
Buona serata 🙂
Aspetto di leggerli
🙂 Avrò un’estate intensa!!
Sono discendente di Marcello Batilde nato il 1846 sono della quarta generazione, il nome gli è stato messo dal tutore della ruota degli esposti da cui era stato preso. Adesso stiamo costruendo l’albero genealogico, su di lui ne sappiamo poco.
Batilde come cognome… interessante! Hai per caso visto se questo antenato sia nato il giorno di Santa Batilde? A volte alla ruota o nei brefotrofi dove i bambini venivano lasciati, gli addetti prendevano il nome dal santo del giorno… chissà che non l’abbiano fatto in questo caso per il cognome?
Felice della tua visita e del tuo commento.
Bona serata 🙂