Il sognatore

“Il sognatore – se lo si vuole definire con precisione – non è un uomo ma un essere di genere neutro. Di solito, si stabilisce in un angoletto remoto e sembra nascondersi perfino dalla luce del sole, e quando si rintana allora aderisce al suo angoletto come una lumaca o, per lo meno, è molto simile in tal senso a quel simpatico animale che costituisce un tutt’uno con la propria casa e che si chiama tartaruga” (F. Dostoevskij, Notti bianche, 1848).

M. Chagall, "Aleko and Zemphira by Moonlight", 1942, New York, MoMa.

M. Chagall, “Aleko and Zemphira by Moonlight”, 1942. Gouache e matita su carta, New York, MoMa.

Chi volesse mettersi sulle sue tracce deve sapere che il sognatore abita dentro di noi. Spesso non lo sentiamo, o non lo ascoltiamo; ma altre volte invece salta fuori e reclama la sua parte, quella della fantasia e dei desideri, che durante la giornata vengono offuscati dal grigiore delle preoccupazioni, delle abitudini e talvolta delle nostre città. Come in questa buia, lenta e malinconica mattina di gennaio.

Di lui poco sappiamo, sia sull’aspetto, sia su cosa esattamente faccia nella vita. Non ha un nome. La sua natura è evanescente e impalpabile…

Il sognatore difficilmente ha relazioni con qualcuno, appare (e scompare) come un solitario ai margini della società. Conosce meglio i luoghi, persino le case: «Quando cammino, mi sembra che ognuna di loro mi venga incontro correndo per la strada, mi guardi e stia per dirmi: ‘Salve!…’ […] Tra loro ci sono le mie preferite, le mie amiche intime».

Il nostro sognatore è un vagabondo. Passeggia la notte per le strade silenziose, solitarie, magari innevate, magari di Pietroburgo. Osserva i luoghi e le persone, dice di essere un buon lettore anche se di solito, dopo le prime pagine, la sua fantasia prende il volo… e in sogno crea dei romanzi interi. Come per ogni sognatore che si rispetti, infatti, la letteratura ha un posto importante nella sua vita e interferisce con essa: «Mi voltai, avanzai verso di lei e avrei senza dubbio detto: ‘Signorina!’ – se non avessi saputo che tale esclamazione era stata già pronunciata migliaia di volte in tutti i romanzi russi dell’alta società. Fu solo questo pensiero a fermarmi».

Il sognatore è un vagabondo anche nella letteratura, dove gironzola sempre in scena: dall’inizio alla fine dei libri, confondendosi con i lettori… ed è sempre lui il motore della storia. Il nostro sognatore, ad esempio, racconta da sé la sua vicenda, è personaggio e narratore, riferisce i propri sentimenti e stati d’animo senza la mediazione di altre figure. Offre così la sensazione di un racconto al presente, ma lo scarto tra realtà e ricordo non è percepibile.

Il sognatore, com’è nella sua natura, non appena incontra una romantica ragazza che piange sola su di un ponticello, se ne innamora senza rimedio. Cerca di mostrare il meglio di sé, di rendersi interessante nella sua stravaganza, mentre continua a ripetere di essere timido con le donne… In verità parla molto, e in modo altisonante. Come è inevitabile per una natura vaga e sognante, anche il nostro si illude da subito, pur sapendo che la sua amata attende un altro uomo proprio durante i loro incontri e nel luogo dei loro appuntamenti. E sebbene le suggerisca di non arrendersi al pensiero di avere perso il suo innamorato, il sognatore si abbandona alla remota possibilità di un amore con lei, improvviso ed irreale, surreale… Sogna e non si accorge di sognare, pensa di poter vivere con lei.

Il sognatore è un uomo che non ha mai vissuto e che mai vivrà come le persone ritenute normali. Ne ha consapevolezza e sa che non riuscirà a cambiare, come del resto sa che l’amore si dileguerà insieme alla remota possibilità di una vita vissuta: «Adesso che sono seduto accanto a voi e vi parlo, ho una paura terribile di pensare al futuro perché il futuro significa di nuovo solitudine, significa ritornare a questa vita inutile, stantia. Non mi riuscirà più di sognare dopo essere stato così felice accanto a voi nella realtà!».

L’indole sognante stravagante e stralunata del nostro sognatore è mischiata e inseparabile con l’atmosfera di Pietroburgo: “…vi sono a Pietroburgo dei luoghi piuttosto strani. È come se in quei posti non si affacciasse lo stesso sole che risplende per tutti gli abitanti della città, ma un altro, diverso, che sembra creato apposta per quei luoghi e che ha una luce diversa, particolare. In quei posti, Nasten’ka, si vive un’altra vita che sembra completamente dissimile da quella che ferve intorno a noi, una vita che può esistere solo nel mondo fantastico delle fiabe e non nella nostra serissima epoca. Quella vita è un insieme di pura fantasia e di ardenti ideali, ma (ahimè, Nasten’ka) anche di cose comuni e scialbamente prosaiche quando non addirittura incredibilmente volgari”.

In questa città particolare, che ha ispirato tanta letteratura, Dostoevskij mette in scena un autentico personaggio letterario, un uomo che non ha mai vissuto nella realtà ma soltanto nella fantasia, come molti poeti; e come i poeti vorrebbe vivere realmente. Anche nella storia è il personaggio di un libro, non di una vicenda verosimile. Il notturno vagabondo pietroburghese è fatto di letteratura: Puškin, Hoffmann, Scott, Lermontov accompagnano le sue notti bianche e danno il via alle sue fantasticherie: di sogni poetici e amicizie letterarie. Ma alla fine l’ultimo, amabile e desiderabile sogno è per lui “il suo angoletto ed una dolce creatura che lo ascolta in una serata d’inverno con la bocca e gli occhi spalancati”, proprio come me in questa buia, lenta e malinconica mattina di gennaio…

4 thoughts on “Il sognatore

  1. E tu, Tiptoe, hai fatto sognare me con questo articolo veramente superbo.
    Brava, non è facile scrivere di libri come questo, ci sei riuscita in una maniera davvero ammaliante, fai venire il desiderio di uscire subito a comprare il libro.
    Applausi!
    Un bacione a te, buona giornata.

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